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Barzan, Bonello, Capra, Turbino

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...e altrettanto spersonalizzanti. Il fare con le proprie ninni è per Francesca la prima tappa con cui ogni vero artista si confronta: l'utilizzo della tecnica della matita colorata, una delle più semplici, diventa una finestra interpretativa delle estreme potenzialità comunicative dell'immagine utilizzata sino alle sue estreme conseguenze. In effetti la soluzione che l'artista ci offre sembra una soluzione fotografica o addirittura una stampa tanta è la perfezione con cui i particolari reali vengono riportati nel tassello che campeggia a fianco del cartone colorato del fondo sui cui liberamente galleggiano pezzi di immagini ritagliate da giornali di moda o rotocalchi. Un recupero vero e proprio, una reinterpretazione fantastica dell'immagine stereotipa. Quello che Francesca ricerca è un sottile equilibrio tra fantasia e realtà, tra impennate liberatorie e stereotipi quotidiani, in una parola libertà del pensiero e del lavoro sottratti all'azione omologatrice della routine. L'artista ci propone viaggi liberatori attraverso 'topografie fantastiche'.
La storia è invece la grande ispiratrice dei lavori di Paola Bonello, gazie alla scelta di materie e segni legati alla storia dell'uomo e alla sua presenza nel mondo. Paesaggi deserti appena solcati dal segno di uri orma, o la cui superficie si frantuma per l'improvvisa comparsa di una forma rotondeggiante, quasi una palla vitale che subito incide sulla superficie una traiettoria di luce d'argento. II mito, la nascita delle città del passato, così come quelle del futuro, affascina la ceramista che nella terra refrattaria vicentina bianca e in quella rossa di Castellamonte rintraccia i fili nascosti delle civiltà Zse o e restituendole al lettore moderno attraverso forme marine: vasi-conchiglia, coriigIlie vere e proprie, spugne e ricci con i loro pieni e vuoti scandiscono la ricognizione mentale e fisica di un maggio mai interrotto, quello dell'uomo alla ricerca delle proprie origini e del proprio vivere. Sospese a metà tra passato e futuro le sculture e i pannelli di Paola Borsello pur nella risoluzione formale esteticamente accattivante inquietano ed interrogano lo spettatore.
Materie 'emotive' risolte principalmente con terracotta rossa di Castellamonte ed interventi di superficie (manganese) quelle di Marina Capra intenta a restituire grazie a forme racchiuse, intrecciate e annodate, i sottesi-intesi della comunicazione fisica e spirituale degli esseri umani. Marina ama definirsi un'istintiva nell'affermazione di un lavoro che 'esce dalla terra senza disegno', quasi come una forza dirompente ed infuocata. Di qui la predilezione per la terra rossa di Castellamonte e per la forma rotondeggiante degli ultimi pannelli dove i colori rosa-bianco-verde-azzurro e quelli rosso-nerogrigio tendono ad armonizzare le emozioni positive e negative che con alternanza dominano la scena delle passioni umane. Spesso nei pannelli precedenti si ritrovano forme spiraliformi o geometriche triangolari e circolari dalla netta derivazione concettuale ed astratta, ora Te soluzioni attestate dagli ultimi pannelli sembrano coniugare le forme scultoree annodate e sensuali tutte monocrome con la valenza emozionale dell'intervento cromatico. Un passaggio carico di suggestioni e riflessioni psicologiche.

luglio 2000
Manuela Cusino

 

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