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Un rotolo si dispiega
e misteriosamente lettere, numeri, piccoli oggetti quotidiani iniziano
il loro viaggio fantastico tra aria vento e natura. Sicuramente la fantasia
di Franca
Baralis nasce da un'insita attitudine a guardare la materia ceramica,
la semplice creta bianca, con occhio e cuore aperti e liberi dove l'idea
dell'imprevisto dello scarto è l'apriori ma anche la componente ultima
con cui i suoi lavori si presentano allo spettatore. Potete giocare
liberamente all'interno dei teatrini della memoria ricordando discorsi
infantili o sogni mai confessati, oppure spostare come con un vecchio
pallottoliere, rotoli di scrittura... le parole mai dette... quelle
nascoste ancora nelle pieghe del cuore o della mente.
Tradizione e ispirazione poetica dialogano in maniera vivace nella personalità
artistico-letteraria di Grazia
Berardinelli sensibile sin dalle prime esperienze, coltivate accanto
al padre restauratore, al segno nervoso che circoscrive il soggetto
senza tuttavia rinchiuderlo in una gabbia rigida.È infatti la tecnica
incisoria con tutte le sue varianti dall'acquaforte all'acquatinta,
dalla puntasecca alla ceramolle, ad affascinare l'artista che passa
con dimestichezza dall'una all'altra di esse, seguendo in sintonia con
i toni emozionali che i soggetti paesaggistici o intimistici le hanno
suscitato, un iter introspettivo e al contempo comunicativo. Molte opere
sono infatti accompagnate da un testo poetico che rafforza quasi tautologicamente
l'immagine stessa. Un'esigenza dichiarata dllo stesso curriculum di
Grazia, laureata in psico-pedagogia e insegnante di lettere.
Tonalità cromatiche fauve e inusuali tagli della
scena dialogano, a volte anche scontrandosi, nella produzione ad olio
di Liliana
Morgante. La forza con cui
il colore vorrebbe espandersied essere esso stesso soggetto, come ne
il caso de Il Bosco, lavoro sospeso tra soluzioni tassellari
impressioniste e forza coloristica dichiaratamente fauve, trova una
sua corrispettiva nota in sordina in lavori come Fichi d'India
o Trasimeno: in questo caso sarà il taglio della composizione
a richiamare alla memoria l'energia cromatica dirompente. È come se
l'artista temesse di spingersi oltre, di fare per così dire, corpo unico
con la materia e attraverso la composizione, razionalizzasse questa
sua esigenza, potendola così guardare, analizzare, studiare... quasi
come in un processo graduale di conoscenza reciproca e fiducia. Nel
lavoro Solarancia le due componenti a cui accennavamo si armonizzano
convivendo pacificamente in una natura morta dal sapore tipicamente
fiammingo, il cui titolo è spia comunque di un'attualizzazione tutta
in fieri.
Indagine
speculativa, attenzione estetica per la forma segnica, da quella della
scrittura (gotico italico) a quella grafica in tutte le sue varianti
di trasparenze e sovrapposizioni, ed afflato contemporaneo in cui tradizione,
reperti teorici e plastici dell'architettura e della plastica del passato
convivono con studi dal vero di ritratti di amici o familiari, sono
gli clementi che caratterizzano il lavoro di Paolo
Turnu i cui risultati paiono più appartenere all'immaginario
filmico che a quello artistico. Anche se la tecnica della matita, del
carboncino e della creta bianca su carta da spolvero possono ricordarci
gli antichi quaderni d'appunti con tanto di testo a fianco delle botteghe
leonardesche, l'idea di scorrimento e la forte sensazione che le figure
siano più delle parvenze che delle reali forme plastiche, intensificano
il concetto di uno studio più psicologico di volti e segni calligrafici,
quasi un itinerario che del passato, anche quello relativo ad un incontro
(l'amico Marcelle riscoperto in una nuova dimensione geografica in Marcella)
desidera restituirci l'atmosfera ineffabile eppur persistente nella
memoria. Anche i titoli si rincorrono per autonomasia (Studio n. i.
Autoritratto, n. 2, Alessio, n. 3; ». 4; n. 5; il. 6) e noi già
ci immaginiamo di poterli avvicinare gli uni agli altri, coincidenti
per dimensioni ma ancor più per timbro cromatico, impaginazione
e tensione creativa.
Per Paolo Turnu leggere testi di architettura o di estetica contemporanea
diventa un'occasione unica: un ponte sospeso tra l'io, la storia, la
loro frammentazione e ricomposizione immaginifica.
Manuela Cusino
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