FARAGO, GIANCALE, NEGRIN, PANCORE

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Gli Argonauti: i mitici cinquantatre principi associati a Giasone nell'impresa della conquista del vello d'oro. Argo, la nave, è immagine del luogo, che può apparire, a chi lo frequenti,
come un lungo ponte-corridoio su cui si affacciano le cabine-laboratorio, entro cui si svolge il tempo del viaggio e si compie l'esperienza e la ritualità dell'avventura. Il viaggio-ricerca è metafora di una scelta esistenziale segnata dalle condizioni di un'inchiesta, permanentemente aperta, tra avventura e regola.
È appunto quanto emerge dalla considerazione complessiva delle opere dei quattro "argonauti" qui esposte. Nella libera scelta espressiva individuale, ciascuno è però "a suo modo", cioè si
autoregola, perché ha fatto propria la consapevolezza che la "navigazione" è altrettanto piacevole, quanto soggetta a rituali, che si possono trasformare in rigide imposizioni.
Per Monica Giancale l'esercizio della costruzione plastica si dispone tra la realizzazione di forme elementari, in cui riaffiora l'antico sapere artigianale e la sperimentazione di composizioni affidate a volumi essenziali, ovati, sferici, appena articolati per effetto di contorni affioranti, incisioni e intagli dai margini segmentati. Analoghe esperienze di "riduzione" vengono condotte su corpi animali. In tutte le composizioni è evidente l'intenzione di scoprire le forze e le resistenze della materia, mettendone alla prova e misurandosi con le potenzialità del mezzo, del fuoco, delle tecniche e dei pigmenti.
Nei dipinti di Guido Pancore tende ad emergere come costante la 'figura': essa si propone come ritratto, esercizio di memoria, compresenza, di ridotte dimensioni, nella 'natura morta'. Se in essa, da una parte, possiamo cogliere il segno di una intenzione figurativa, affidata alla dimensione di una libera volontà evocativa e, per questo "avventurosamente interiore", dall'altra è importante evidenziare come essa stessa sia per l'artista una ricorrente opportunità di confronto e, pertanto, uno strumento consapevole di analisi di una rilevante componente della recente tradizione figurativa. Le scelte nel modo di 'tagliare' le figure, l'impostazione cromatica, l'impiego di paste grumose, accese, l'uso della luce rinvia con discrezione a suggestioni del linguaggio espressionista e non manca, in più casi, l'intenzione di recupero di quelle atmosfere allusive, simboliste, di cui dall'inizio del XX secolo è sotterraneamente pervasa la tradizione pittorica piemontese.

(continua)

 

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