FRETTA/GUIDETTI/NERVO/TOMASSONE

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Roberta Fretta domina la materia configurandola attraverso un gesto allungato e sinuoso che ritorna su se stesso in particolari quali imboccature a nastro di contenitori o nella decorazione a macula di cui alcuni oggetti in pit-fire sono testimoni.
Dalle forme che evolvono da un prototipo di vaso, ai ritratti femminili di sapore classico, come nel caso di Elena riconducibile
all'Apollo di Velo, l'artista ama sospendere la sua ricerca tra presente e passato con incursioni futuribili, si veda a questo proposito il volto umanoide di Futuro. La figura femminile è spesso associata ad affusolate silhouettes i cui volti di brancusiana memoria ci ricordano che anche un solo elemento
può rievocare la fisionomia più conosciuta e amata.

Bruno Guidetti è come accecato dal riverbero della luce, da quelle forme circolari che lo spettro luminoso è in grado di fissare sulla nostra retina e anche nella memoria visiva di chi come in questo caso, ha saputo fare di un'esperienza temporanea una costante della propria ricerca artistica. Non esiste infatti scarto o digressione alcuna dalla prima ricerca grafica in cui l'inchiostro si addensava in particolari ricreando forme astratte sino alle soluzioni informali dell'olio Topia 'd' Feu del 2008. I passaggi sono consequenziali
anche nel prediligere precisi paesaggi e altrettanto particolari momenti luministici. Preferite dunque le superfici naturali che riflettono più intensamente la luce o l'ombra, quella accecante del mezzogiorno come quella notturna della luna. Anche i titoli dei suoi lavori sottolineano coerentemente tutto il percoso da Calore a Colpo d'occhio a Clarèe.

Gianni Nervo tratta la superficie della tela come un foglio da disegno su cui il tratto si stende e si seghetta in vibratile restituzione luministica prediligendo notturni di cinematografica memoria o grandi soggetti restituiti da un taglio fotografico acuto e secco a commento di alcuni titoli, come Esci dai miei sogni o Hephaestos.
La dovizia dei particolari con cui l'artista descrive minuziosamente ingranaggi o strumenti non ci rapisce al punto di non ritorno al tutto ovvero all'impianto scenografico di cui la sua ricerca si riveste. Dal tratto preciso del disegno egli passa con naturalezza e perizia alla stesura diluita dell'olio in cui il particolare sta al tutto, come una lente d'ingrandimento al grandangolo fotografico.

Laura Tomassone ripropone dei paesaggi e degli animali non tanto la definizione naturalistica quanto l'atmosfera e il calore anche fisico provati al momento della sua esperienza biografica. Nonostante la vicinanza con il mondo animale le sia quotidiana nei suoi quadri è sempre l'hic et nunc a fare da padrone: non dunque il ritratto della specie, dell'animale in senso astratto, ma di quel preciso gruppo di impala accanto al baobab, di quel villaggio Maasai o di quell'albero lungo il Niger... La scelta si tramuta stilisticamente in un'immagine quasi sfocata: è la vibrazione del calore del corpo umano o animale incontrati a risolversi nella scelta del non finito.
L'artista forte di una intensa attività grafica a favore dell'acquaforte ha saputo trasferire e reinventare nella pittura ad olio un mondo che negli elementi solitari proposti così come nei tagli fotografici viene, più che descritto, magicamente evocato.

Manuela Cusino, gennaio 2009

 

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