Perseo: il bello e il tenebroso
Perseo, figlio di Danae e di Zeus, è un eroe luminoso, un liberatore,
capostipite mitico dei rè persiani.
Ma la sua nascita, la sua infanzia e la sua più grande impresa sono
all'insegna delle tenebre. Il padre di Danae, Acrisie rè di Argo, in
seguito a una profezia che lo vuole vittima del nipote, fa rinchiudere e isolare
la figlia in una catacomba di bronzo, ma Zeus se ne innamora e la feconda
attraverso una pioggia d'oro. Perseo nasce così nell'oscurità
sotterranea e quando il nonno scopre la sua esistenza lo fa imprigionare con
la madre in un'arca, lasciata alla deriva del mare. Approdati sull'isola di
Serifo, il re tiranno s'impadronisce di Danae e il giovane Perseo è
costretto a promettergli l'impossibile per riscattare la madre: la testa della
gorgone Medusa che pietrifica chiunque osi guardarla. Con l'aiuto di
Hermes e di Atena, Perseo raggiunge il regno della Notte dove si celano le
Gorgoni, e con lo stratagemma di uno scudo riflettente evita lo sguardo di
Medusa e la decapita, nascondendosi con la cappa di Ades che lo protegge d'ombra
e fuggendo sul cavallo alato Pegaso, generato dalla stessa Gorgone. Sulla
via del ritorno, libera Andromeda dall'orribile sacrificio a cui era destinata
facendola sua sposa, quindi pietrifica i suoi nemici di Serifo mostrando loro
la testa della Medusa, libera la madre e la riconduce ad Argo. Ma nemmeno
Perseo può sottrarsi al destino che lo porta ad uccidere per errore
il nonno Acrisie. Dopo questa disgrazia, Perseo si allontana nuovamente da
Argo per fondare la città di Micene, generando con Andromeda una valorosa
dinastia di eroi e di rè. Questo carattere peculiare del mito di Perseo
che lo vede sempre circondato dall'oscurità (oscurità propria
anche del destino) ci fa scoprire, nell'infinita mappa delle corrispondenze,
ancora una volta come il mito possa essere metafora dell'arte. Mi pare infatti
particolarmente appropriata al tema di questa edizione della mostra annuale
organizzata dagli "Argonauti", la scelta di presentare una serie
di opere di grafica incisa. A parte l'acquarello di Daniele Gay, il
quale però svolge prevalentemente un'attività incisoria, le
altre opere realizzate sul tema di Perseo sono, nella loro differenza di approccio
tecnico ed espressivo, tutte inteme a un processo creativo che porta dal buio
della matrice e dell'inchiostro alla luce della stampa. Se Gay sfida lo sguardo
della Medusa e dello spettatore, riproducendo il terribile trofeo di Perseo
con i colori acquatici e le pittoriche fluidità metamorfiche di un
mondo sublunare, Francesco Giuliano realizza con puntuale finezza una
composizione astratta dove fanno da contrappeso visivo e simbolico le due
polarità del mondo mitologico di Perseo: il basso e l'alto, l'infero
e il celeste, tutto comunque avvolto ed emergente dall'oscurità. La
trama modulata dei segni incisi sul linoleum manifesta le vibrazioni di un
mondo mitico che ha la sostanza del miraggio, perché il mito è
la rappresentazione dei moti formativi, dell'avventura genealogica e pure
della stratificazione "geologica" dell'anima. Anche Rocco,
maestro della maniera nera, evoca l'apparizione della terra di Argo proprio
in virtù di una tecnica incisoria di raro impiego e di rara difficoltà
che consiste nel granire completamente la lastra metallica portandola al nero
assoluto e ricavando l'immagine mediante l'alleggerimento progressivo dei
neri fino a ottenere nelle parti perfettamente legivage il bianco assoluto.
L'immagine, in tale "ars nigra", è perciò lenta, sensibilissima,
apparizione di un fantasma onirico: nostalgia della splendente Argo per Perseo
cavaliere delle tenebre. Giuseppe Grosso invece, da molti anni generoso
animatore della fertile associazione degli "Argonauti", nella sua
duplice attività artistica di pittore e incisore, ha scelto di raffigurare
mediante la tecnica dell'acquaforte Perseo con il suo cavallo alato Pegaso.
In un vortice ascensionale dove le trame dell'oscurità e il groviglio
meduseo si dipanano e si dissolvono nella luce, un Perseo già vincitore
vola verso una rigenerazione solare del suo destino. Tutta la ricerca di Grosso,
in pittura e nell'incisione all'acquaforte, è concentrata sull'estrazione
della luce dalla miniera di una rigorosa processualità artistica, il
segno inciso nella notte della lastra incerata e affumicata è come
la pioggia amorosa e dorata di Zeus che feconda Danae, e genera nell'alba
della stampa la chiarezza di Perseo. Infine, un'ultima considerazione sul
significato del tema mitologico a ispirazione delle opere d'arte, gli artisti
moderni infatti non amano sentirsi vincolati nella loro "libera espressione"
a qualsiasi tema conduttore, lo fanno occasionalmente e non sempre volentieri.
Forse il racconto mitologico, nella profondità simbolica dei suoi significati
e delle sue articolazioni, potrebbe invece costituire un importante riferimento
per tornare, nell'attuale crisi di idee e di socializzazione della ricerca
artistica a tutto vantaggio di un immaginario standardizzato dai mass-media,
a interrogarsi sulle motivazioni, sulle responsabilità e sui valori
soggettivi e collettivi del fare arte. Il mito non è soltanto il prezioso
ricettacolo delle nostre radici culturali più antiche ma è anche
materia vivente: è l'arte di trasformare in immagini l'esperienza intcriore
e il percorso di conoscenza dell'uomo.
Andrea Balzola
maggio 1994