Accende
i sogni il luminoso Helios
"Lascio la luce bellissima del sole
e le stelle splendenti e il sembiante della luna,
e i cocomeri maturi e le mele e le pere".
Praxilla
II lungo, affascinante, rigoroso percorso dell'Associazione "Argonauti"
si identifica con il continuo rinnovarsi dell'incontro con la Mitologia,
con gli eroi e gli Dei immortali dell'Olimpo, con le leggende e le credenze
primitive, delle sembianze e dei riti e del ruolo di ogni singola personalità
evocata dai poeti.
Per questo nuovo appuntamento, l'indagine si è sviluppata intorno
a Helios, il dio del sole, interpretato dagli artisti contemporanei: Luisa
Albert, Dario Lanzardo, Pierà Luisolo e Alex Ognianoff.
Tre pittori e un fotografo, che hanno ripercorso gli aspetti peculiari di
una divinità che era figlio dei titani Iperione e Teia (Eurifaesse),
e fratello di Eos, l'Aurora, e di Selene, la Luna, come si evince dal racconto
di Esiodo, mentre Omero, nell'"0dissea", lo cita con il nome di
"Iperione". Rappresentato in un affresco pompeiano come
un giovane bellissimo, dai capelli biondi, Helios, "l'infaticabile",
aveva il compito di portare la luce agli uomini.
E per assolvere a questa missione, tutte le mattine, al canto del gallo,
si alzava ed usciva dal suo meraviglioso palazzo in Oriente. A bordo di
una quadriga d'oro, attraversava i cieli sino a fermarsi nell'estremo Occidente.
Sciolti i cavalli, li lasciava riposare nelle Isole dei Beati. Al tramonto,
infine, riprendeva il cammino a ritroso a bordo di una enorme coppa d'oro
che sulle onde dell'Oceano lo riportava rapidamente al punto di partenza.
Il battello era opera di Efesio, il dio del fuoco, figlio di Zeus e di Era.
Venerato, in particolare a Rodi (dove il Colosso di 32 metri all'ingresso
del porto era una sua rappresentazione), Helios sposò l'Oceanina
Perseide (figlia di Oceano e Teti) dalla quale ebbe i figli Eeta (padre
di Medea, legata al mito degli Argonauti), Pasifae, Perse e Circe: "l'odisseaca
incantatrice d'uomini".
I personaggi sembrano moltiplicarsi, intrecciarsi,incontrarsi all'infinito,
in una sorta di suggestivo itinerario attraverso il sogno, la realtà
interpretata, le storie che univano i vari momenti della loro vicenda come
il figlio Fetonte, avuto dalla ninfa Climene (madre anche di Fetusa, Lampezia
ed Egle), che tentò di guidare il carro del Sole.
Ma si trattava di un'impresa tanto ardua da far dire al dio:"Tu non
sai, ma nemmeno un dio potrebbe ottenere quello che aspiri tu...ma è
certo che nessuno all'infuori di me sa stare sul cocchio fiammeggiante,
neppure Zeus...". Proseguendo nella narrazione, Helios descrive il
suo quotidiano percorso:"Rapida è all'inizio la via, tanto che
si inerpicano a fatica i cavalli pur freschi il mattino; a metà è
altissima nel cielo, e molte volte lo stesso provo timore a guardare di
lassù il mare e la terra, e il petto mi trepida di paura e sgomento;
l'ultimo tratto è una china a strapiombo, che richiede mano ferma:
allora perfino Teti, che mi accoglie al termine nelle sue onde, teme sempre
che io debba precipitare...".
Un iter avventuroso, rischioso, magico che Luisa Albert ha definito con
un'immagine femminile decisamente moderna, simbolo di un'alba che si apre
al nuovo giorno, alla luce, alla ricerca di una stagione di immancabili
sperimentazioni, di luoghi della memoria, di incantamenti. E accanto "All'Alba",
l'artista, formatasi all'Istituto Europeo di Design di Milano, propone le
tele "Notturno" e "Conversazione", che stabiliscono
un determinante rapporto con un dipingere sempre misurato e fortemente meditato
nella resa del soggetto, sia questo un ritratto o una composta natura morta.
Pierà Luisolo, invece, affida all'acquarello "Mattino",
realizzato su carta antica con preesistenti scritte, la rilettura del mito
di Helios. Infatti si coglie il fascino che emana il suo cavaliere dorato
"intento ad annunciare il momento in cui il sole vince sul buio".
Inizia così il viaggio nel cielo, la scoperta del mondo e dell'esistenza,
le cadenze di un'esperienza raffinata e intessuta di scaglie dorate, di
macchie di colore, di segni significanti come in "Orient Express",
"Maison du thè" e "Arie".
Il discorso di Alex Ognianoff, docente ai corsi di pittura al Liceo Artistico
di Ivrea, all'Istituto Europeo di Design e ai Cedas Fiat, si sviluppa in
un clima metafisico e in una limpida definizione della raffigurazione. Il
suo "Viaggio infinito" è ambientato in uno spazio rarefatto,
dove emergono la figura di Helios, il cocchio trainato da quattro cavalli,
una classica struttura architettonica avvolta dall'atmosfera. Pittura simbolica
e allegorica, poetica e dal tratto essenziale, esprime il senso di un dire
che raggiunge felici esiti d'insieme eseguiti con temperamento sicuro.
Alle tavole pittoriche, si affiancano gli scatti fotografici di Dario Lanzardo,
autore della sezione "La perdita del rapporto con la natura e la fine
del Mito nell'arte", dove la sequenza delle stampe, ricostruisce il
cammino dell'entità divina: da "Omaggio a Elio" a "Nascita
e morte di Eros". Fotoreporter, scrittore, redattore di riviste culturali,
Lanzardo traduce la visione del mito di Helios nell'immagine di "Astrea-Eliotropium",
creando un sole simbolo di antiche civiltà, un frammeno di carro
dorato caduto da una costellazione. E da "come eravamo a come saremo",
fluisce l'omaggio a Darwin, il valore della vita e dell'uomo, le inferiori
riflessioni.
Angelo Mistrangelo